La lotta per la sopravvivenza e il bisogno di sfuggire ai predatori, ma allo stesso tempo di potersi avvicinare ad una preda senza farsi notare ha portato le diverse specie del mondo animale ad assumere nel corso dell’evoluzione livree e particolari accorgimenti che le aiutassero a “scomparire” nell’ambiente circostante, o all’opposto ad essere così appariscenti da “ammonire” eventuali predatori sulla propria letalità: tutti questi sono diversi aspetti che rientrano nel termine “mimetismo”.
Con questo termine si è portati subito a pensare alla capacità di un animale di scomparire nell’ambiente che lo circonda (mimetismo criptico). La maggior parte delle livree si sono evolute con questo scopo. Pensiamo ad esempio alla livrea marroncina a barre nere della Vipera comune o alla livrea grigia a rombi neri della Vipera dal corno. Sono livree che se posizionate su una superficie omogenea risultano visibili, ben distinte e contrastate ma immerse nel loro ambiente sono pressoché invisibili. E l’ambiente stesso ha favorito tramite un lungo processo di selezione la livrea vincente (omocromia). Una vipera comune vive in prevalenza in ambienti posti ai margini della boscaglia, dove sono presenti ramaglie, tronchi erbe e zolle di terra. In questo tipo di ambiente la livrea marrone a bande nere della Vipera comune la mimetizza perfettamente con l’ambiente circostante. Pensiamo invece di prendere la stessa vipera e “trasportarla” nel mezzo di una pietraia costituita da rocce con colorazione tendente al grigio chiaro. La vipera in questione sarà perfettamente e immediatamente individuabile da un predatore, cosa che nel medesimo ambiente non sarebbe possibile con la vipera dal corno, la quale grazie alla sua colorazione grigia a scacchi neri, sarebbe perfettamente mimetica tra le rocce. Questo effetto delle colorazioni/ornamentazioni che tendono e rendere i contorni degli animali non perfettamente visibili in determinati ambienti si chiama somatolisi ed è una delle forme di mimetismo più sfruttate dagli anfibi e rettili, che sono in generale animali poco mobili, legati al terreno e pertanto con esso devono confondersi per poter sopravvivere.
I cromatofori contengono pigmenti di colore giallo, rosso e nero, disposti su differenti livelli e con una propria innervazione. Questi si distribuiscono nella cellula sulla base degli stimoli del sistema nervoso centrale e di quello endocrino, modificando il colore della cellula stessa e, di conseguenza, della pelle. Il cambio di colore avviene anche sulla base dell’umore dell’animale (paura, rabbia, o durante il corteggiamento). Il maestro indiscusso del mimetismo criptico è sicuramente il Polpo che, oltre a cambiare il colore come detto sopra, riesce anche a modificare la pelle, creando delle grinze cutanee in grado di aumentare la rassomiglianza con il fondale (omeomorfismo). Questo in virtù del suo sistema nervoso particolarmente complesso, che lo rende anche il mollusco più intelligente del pianeta.
Ma mimetismo non è solo la capacità di nascondersi nell’ambiente. Mimetismo vuol dire anche assumere e/o imitare livree particolarmente appariscenti per sfruttare a proprio vantaggio gli “ammonimenti” che scaturiscono dall’ostentazione di colori particolarmente brillanti (livrea aposematica). In acqua, un esempio particolarissimo di questo meccanismo è dato da alcuni piccoli animali, chiamati Nudibranchi, presenti in moltissime vasche del nostro Aquario, anche se spesso ben nascosti. I Nudibranchi sono molluschi molto particolari: sono in effetti delle “lumachine”, di dimensioni molto contenute, ricoperte spesso di numerose escrescenze cutanee e, in taluni casi, dai colori molto accesi o vivacissimi (sott’acqua anche il bianco è da considerarsi tale, visto che fa risaltare l’animale su tutti gli altri colori). E sono velenosi. Si, perché molti Nudibranchi hanno una capacità particolarissima: nascendo indifesi, ma nutrendosi prevalentemente di Cnidari (soprattutto anemoni di mare, ossia di parenti delle meduse che, come ben si sa, possiedono cellule urticanti), assieme all’immunità al veleno di questi organismi, hanno sviluppato la capacità di utilizzare le cellule urticanti degli animali di cui si cibano a loro vantaggio, portandole sul dorso e diventando a loro volta velenosi. La loro livrea a questo punto diventa un chiaro segnale di avvertimento ai potenziali predatori, avvisandoli che il Nudibranco è tutt’altro che indifeso.
Fuori dall’acqua, le livree aposematiche sfruttano colori come il giallo, il rosso il blu o il nero e hanno lo scopo di mandare un segnale di avvertimento verso l’eventuale aggressore. Tra gli animali ospitati in Acquario rientrano tra queste specie ad esempio la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) e l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata).
Il veleno secreto da alcune ghiandole cutanee presenti sulla pelle di queste due specie in seguito a pressione predatoria è particolarmente tossico, ma non mortale e provocherà nell’eventuale aggressore sintomi piuttosto fastidiosi, tra cui il vomito, bruciore delle congiuntive e salivazione. Difficilmente avrà voglia di ripetere l’esperienza e la livrea appariscente di questi animali lo aiuterà a ricordargli all’istante la brutta esperienza passata. Il veleno secreto in particolar modo dall’ululone è talmente “irritante” che nemmeno la biscia dal collare, che generalmente si nutre anche di salamandre pezzate, riuscirà ad ingollarlo. A prima vista l’ululone sembra un piccolo rospetto con una colorazione tendente al marroncino, del tutto insignificante. Ma quando viene infastidito o viene spaventato da un possibile predatore allora inarca il dorso portandosi le zampe anteriori sopra agli occhi mettendo in evidenza il giallo brillante che caratterizza le parti ventrali mettendo subito in guardia l’aggressore circa la sua velenosità.
Tali livree vengono anche riprese da specie imitatrici che in questo modo sfruttano la “protezione” offerta dalla specie modello (aposematica). In questo secondo caso si parlerà quindi di mimetismo fanerico (o mimetismo in senso stretto).
Ci sono tre diversi tipi di mimetismo fanerico:
- mimetismo batesiano
- mimetismo mulleriano
- mimetismo mertensiano
Tutti questi tipi prevedono un modello e una o più specie imitatrici
Il mimetismo batesiano prevede l’imitazione di una specie nociva (modello) aposematica (ovvero con una colorazione vistosa o appariscente), da parte di una o più’ specie dette “mimi” appetibili, allo scopo di ingannare un predatore comune. E’ infatti definito mimetismo dell’inganno proprio perché la specie mimo trae in inganno il predatore facendogli credere di essere una specie pericolosa.
Il mimetismo mulleriano, definito anche “mimetismo sinaposematico” consiste nella adozione di una stessa colorazione aposematica da parte di due o più specie nocive. E’ anche definito mimetismo della cooperazione. Infatti entrambe le specie cooperano per la loro protezione. Questo significa che il numero complessivo degli individui da “sacrificare” a ciascun predatore verrà’ suddiviso statisticamente tra tutte le specie facenti parte dell’anello mimetico, con conseguente diminuzione del tasso di predazione per specie. Verranno infatti sacrificati pochi individui di entrambe le specie ed un eventuale predatore “capirà” di non dover magiare entrambe avendone “assaggiata” solo una delle due.
Il “mimetismo mertensiano” invece non viene accettato universalmente da tutti i biologi. In questa tipologia le forme imitatrici sono quelle molto velenose e quelle innocue, mentre il modello è rappresentato dalle specie moderatamente velenose. Mertens giunse a queste conclusioni osservando e comparando tra di loro alcune specie di serpenti corallo e falsi corallo. Il serpente corallo vero e proprio è una specie molto velenosa. Secondo la teoria di Bates quindi avrebbe dovuto essere il modello (velenoso) imitato dai falsi corallo (Lampropeltis sp.). Il problema che si pose Mertens fu che il corallo è una specie così velenosa che un eventuale aggressore nel tentativo di predarlo perderebbe la vita e questo non gioverebbe a dare protezione al gruppo. Per contro, anche i falsi corallo non potevano rappresentare il modello, essendo completamente innocui. Comparando tra di loro diverse specie che presentavano tutte più o meno la medesima livrea ad anelli gialli rossi e neri, Mertens si accorse che nel gruppo esistevano tre tipologie diverse di specie classificate in base alla loro velenosità e disposizione dei denti veleniferi all’interno della cavità orale: i serpenti corallo veri e propri (molto velenosi: ad es. gen. Micrurus, proteroglifo) i falsi corallo (non velenosi ad es. Lampropeltis, aglifo) e tutta un serie di specie che potremmo definire serpenti corallo a moderata tossicità (ad esempio Erytrhrolampus, opistoglifo). Dunque, dopo una serie di considerazioni Mertens giunse alla conclusione che le specie appartenenti a quest’ultimo gruppo fossero i veri modelli, mentre i veri e i falsi corallo fossero i mimi. La spiegazione che diede Mertens fu che solamente le specie opistoglife erano in grado di provocare una intossicazione passeggera nell’eventuale predatore e quindi generare in lui un ricordo della livrea che gli avrebbe evitato in futuro altri attacchi verso una specie con livrea “simil” corallo. Per questo il modello è rappresentato dalla specie moderatamente velenosa e gli imitatori sono le specie altamente velenose e quelle innocue.
Un ultima forma di mimetismo riguarda proprio la Biscia del collare (Natrix natrix) che da predatore di salamandre può talvolta divenire a sua volta preda. Quando viene aggredita da un predatore e non ha vie di fuga immediate, la Biscia dal collare si finge morta, aprendo la bocca e rigirandosi ventre all’aria. Se l’aggressore non demorde la biscia può persino farsi uscire dalla bocca alcune gocce di sangue e contemporaneamente emanare da alcune ghiandole poste vicino alla cloaca una secrezione maleodorante, in grado di scoraggiare anche il più affamato predatore. Questo comportamento prende il nome di tanatosi, una parola che deriva dal greco e che appunto vuol dire “fingere la morte”.
Insomma esistono molteplici forme di mimetismo che possono essere legate ad una particolare livrea o ad un particolare comportamento ma tutte hanno in comune un solo significato: cercare di ingannare l’avversario per sopravvivere.
Letture di approfondimento
- Wickler W., 1991 – Mimetismo animale e vegetale. Franco Muzzio & C. ed., Padova
- Calori M. e Davanzo F., 1999 – Serpenti velenosi. Edagricole ed., Bologna, 169 p. ISBN 88-206-4417-7
- Argano R., Boero F., Bologna M.A., Dallai R., Lanzavecchia G., Luporini P., Melone G., Sbordoni V., 2007 – Zoologia – Evoluzione ed adattamento. Monduzzi ed.,Bologna
- Heike Wägele, Annette Klussmann-Kolb, 2005 – Opisthobranchia (Mollusca, Gastropoda) – more than just slimy slugs. Shell reduction and its implications on defence and foraging. Frontiers in Zoology, 2:3,